Parcheggiate e pregate (ma ricordate il giubbetto catarifrangente)
Cosa ci insegna la storia del uomo di fede musulmana che sull'A8 si è fermato e si è inginocchiato verso la Mecca, prima di essere multato dalla polizia
Fermatevi e pregate. La storia dell'italiano convertito all'islam multato dopo avere parcheggiato l'auto sulla corsia d'emergenza della A8, ed essersi inginocchiato in direzione della Mecca, è istruttiva per due motivi. In primo luogo mostra la differenza d'approccio fra cristiani e maomettani. Per loro la preghiera è un momento coerente col resto della giornata, tanto quanto la sosta per il caffè all'Autogrill. Noi invece, ebbri d'asfalto, abbiamo dimenticato la preghiera dell'automobilista di Giovanni XXIII ("Insegnami a usare la mia automobile per i bisogni degli altri, a non disprezzare, per amore della velocità, le bellezze che Tu hai creato, affinché possa, con gioia e cortesia, continuare la mia strada"); e quando, sotto Benedetto XVI, la Chiesa ricordò che un tragitto autostradale poteva anche essere occasione per qualche Ave Maria e Padre Nostro le abbiamo riso dietro rinfacciandole ingenuità e desuetudine. In secondo luogo, com'è ovvio, l'automobilista devoto non è stato multato perché pregava - né tampoco perché pregava secondo una religione minoritaria - ma perché nel corso della sosta non era dotato di regolari triangolo e giubbetto catarifrangente, come richiede il codice della strada. Significa che si può tollerare le fedi diverse e le minoranze quanto si vuole, ma per uno Stato serio la legge è legge quindi deve farla rispettare e amen.