Perché è offensivo paragonare le suffragette alle militanti del #MeToo
Cento anni fa le donne protestavano perché la legge inglese non riconosceva un pari diritto rispetto agli uomini. Oggi, invece, si insorge contro le azioni di singoli individui o contro una temperie culturale non sancita dalla legge
Secondo Helen Prankhurst, le militanti del #metoo sono le nuove suffragette. A cent'anni dal giorno in cui le donne britanniche conquistarono il diritto al voto, la dichiarazione proviene dalla bisnipote di Emmeline Prankhurst, l'attivista femminista che a inizio Novecento convinse il Regno Unito a portare finalmente a compimento l'evoluzione politica iniziata col Bill of Rights. Alla giovane Prankhurst sfugge però una fondamentale differenza fra allora e oggi. Le suffragette protestavano perché la legge inglese non riconosceva un pari diritto rispetto agli uomini, e l'attivismo della bisnonna era finalizzato a ottenere un mutamento delle regole che, pur con tutte le resistenze del caso, fu prontamente ottenuto. Esigenza concreta, risposta concreta. Le odierne attiviste del #metoo - dalle timide firmatarie di comunicati dorotei alle dure e pure che, contente loro, indicono lo sciopero del sesso - sono insorte contro le azioni di singoli individui o contro una temperie culturale non sancita dalla legge. Sono le tricoteuse della notte in cui tutti i maiali sono bigi; e sono spesso donne privilegiate, il cui ruolo di spicco nella società civile assicura loro più diritti di quanti mai possa effettivamente goderne una persona qualunque, per non parlare di una donna di cent'anni fa. Paragonarle alle suffragette è offensivo. Del resto temo sia inevitabile che, a esigenze fumose, seguano risposte incoerenti. Cosa vogliono ottenere in concreto? Quando si parla di diritti indefiniti occorre essere precisi. Io, ad esempio, desidererei che tramontasse definitivamente l'epoca in cui una persona si arroga il diritto di pubblicare libri e concedere interviste facendo leva esclusivamente sul credito di ciò che ha fatto una bisnonna o un prozio o un qualsiasi parente morto, che non può sorgere dalla tomba a contraddire.