Perché vietare la circoncisione è irragionevole
L'Islanda vuole mettere al bando il rito prendendo di mira ebrei e musulmani. Ma le motivazioni che adduce, in linea teorica, potrebbero mettere in dubbio anche il battesimo
I motivi per cui l’Islanda vuol essere la prima nazione europea a proibire la circoncisione rituale, incurante della dignità di ebrei e musulmani, sono principalmente tre: la parità dei sessi, l’igiene e la tutela dell’infanzia. Si tratta di principii giusti in linea teorica che il Parlamento locale intende però applicare oltre ogni ragionevolezza, e questo è più preoccupante della ventilata minaccia alla libertà religiosa. Dire che non equiparando la circoncisione all’infibulazione si compie un atto discriminatorio verso i maschi equivale a ignorare, per smania d’indifferenziazione di genere, la capitale distanza fra le sofferenze causate fra due atti così diversi e si sminuiscono le implicazioni della mutilazione genitale femminile. Argomentare che bisogna vietare la circoncisione rituale poiché viene talvolta praticata al di fuori dalle condizioni sanitarie ideali, implica abdicare al concetto stesso di laicità in favore dell’ateismo di Stato: sarebbe bastato rendere obbligatorio che il rito avvenisse sotto controllo medico. Soprattutto, sostenere che la circoncisione rituale violi la libera scelta dei bambini è un cavallo di Troia che denuncia l’ipocrisia delle motivazioni precedenti: con questa motivazione si potrà presto vietare anche il battesimo, che è unisex e non causa infezioni, tutt’al più qualche starnuto.
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