Il paradosso della prof. antisistema che ambisce al posto fisso
La maestra antifascista di Torino che ha scandalizzato Matteo Renzi ha una caratteristica che, fra strida e auguri di morte ai poliziotti, rischia di passare inosservata
Sarà un pezzo di pane come scrive Repubblica, sarà una che spaventa i bambini perché urla come scrive il Corriere, fatto sta che la maestra antifascista resa eterna del servizio di Matrix che ha scandalizzato Matteo Renzi ha una caratteristica che, fra strida e auguri di morte ai poliziotti, rischia di passare inosservata. È una precaria. Oltre a temere per il proprio lavoro (Renzi ha detto che la licenzierebbe in tronco, ma non decide certo lui) la maestra antifascista si difende rivendicando che la propria condizione professionale non le consente di avere a disposizione il tempo che le servirebbe – non è chiaro a cosa.
E sottintende, questo sì chiaramente, di sentirsi lesa nella retta aspirazione a uno stipendio pubblico vita natural durante, così come tanti suoi colleghi messi alle stesse strette.
Auguri: solo in Italia una simpatizzante anarchica può sentirsi realizzata ambendo al posto fisso. Sarà una brava persona, sarà una militante ingenua, fatto sta che la discussione etica e politica riguardo alla maestra antifascista rischia di far passare in secondo piano la questione fondamentale, che è invece economica: la stessa bocca che inveisce contro chi serve lo Stato pretende il diritto di essere sfamata dallo Stato come sua servitrice.