Due episodi che smontano la solfa della malvagità causata dall'ignoranza
La scritta nazista nei bagni della Camera e la lettera minatoria a un'assessore di Acquaviva delle Fonti dimostrano che talvolta gli imbecilli hanno un titolo di studio
Un deputato invasato? Un commesso che si annoiava? Uno studentello in vena di bravate, un funzionario provocatore, un giornalista a caccia di auto-scoop? Chiunque abbia inciso il famigerato proclama nazista sui bagni della Camera, bisogna riconoscergli una certa padronanza del tedesco (non ha fatto errori di spelling) nonché una conoscenza piuttosto approfondita del musichiere della Wehrmacht, da cui ha tratto il verso incriminato. Non sappiamo chi sia ma sappiamo che ha studiato. Così come avrà studiato almeno un po' quel tale che ha fatto recapitare a un assessore di Acquaviva delle Fonti una lettera minatoria in greco antico: un brano dell’“Agamennone” di Eschilo, con tanto di abbreviazione del nome del parlante e riferimento all’esatta numerazione filologica dei versi citati. Accenti e spiriti sembrano tutti al posto giusto. S’indagherà su entrambi i casi e magari se ne verrà a capo, o più probabilmente li si dimenticherà passata l’onda di sdegno per i metodi nazisti in un caso e mafiosi nell’altro, coltissimi però entrambi. E, dopo che avremo dimenticato, state certi che sbucherà qualcuno a menarla ancora con la malvagità causata dall’ignoranza, lo studio come antidoto alla delinquenza e la missione civilizzatrice della cultura.