Un Nobel da conigli
Il Premio trasforma la letteratura in agonismo e suo scopo è premiare una figura idealizzata dello scrittore. L’etica però è per i mediocri
Il fatto che l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura sarà sospesa per un anno è una pessima notizia: bisognava infatti approfittarne per abolirlo del tutto. Il Nobel è dannosissimo non solo in quanto premio, che come tutti i premi trasforma la letteratura in agonismo e assimila la scrittura alla corsa di conigli. È pernicioso soprattutto in quanto riduce gli scrittori al rango di scienziati o pacifisti, di gente insomma convinta di poter salvare il mondo. Per questo si ritiene d’uopo assegnarlo ad attivisti (Harold Pinter nel 2005 tenne un raccapricciante discorso sulla scrittura impegnata), a esponenti di letterature periferiche (turchi, cinesi, marziani), a perseguitati (Svetlana Aleksievic) o a illustri sconosciuti (fino al 2011 eravamo sopravvissuti tranquilli ignorando chi fosse Tranströmer).
Lo scopo del Nobel per la letteratura è premiare una figura idealizzata dello scrittore, quindi l’accademia dei rintronati svedesi non poteva accettare di annoverare fra i giurati (e loro congiunti) qualcuno che non potesse vantare la cristallina illibatezza necessaria a chiunque assegni un premio dall’intrinseco valore etico. L’etica però è per i mediocri, mentre la letteratura ha a che fare con l’estetica che è per pochi eletti: avidità e lussuria – ovvero i vizi rimproverati al marito della poetessa accademica svedese che ha fatto venir giù tutto – sono solo due infime sfaccettature del sentimento cupo che porta un autore a diventare un grande autore: l’egoismo, l’egotismo, l’egomania.
Quest’anno il Nobel per la letteratura non sarà assegnato e non è una tragedia, essendo già accaduto durante le due guerre mondiali, poi nel 1935, quando non si trovò nessuno degno di vincerlo, e ancora nel 2016, quando venne sostituito da un premio per cantanti di musica leggera. Se proprio non si riesce ad abolirlo, speriamo almeno ci sia qualcuno di lesto a sottrarre il Nobel agli accademici svedesi per assegnarlo quest’anno a un autore che meglio incarni la vera figura di grande scrittore: indifferente alle sorti del mondo, pidocchioso sui centesimi, alzatore di gomito, avido di successo, attanagliato dalle nevrosi, ossessionato dalla patata. Magari è la volta buona che lo vince Philip Roth.
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