Di Maio vada a fare una gita d'istruzione a Rodero
I cittadini del paesino comasco hanno disertato in massa il voto per lasciare ad altri l'incombenza di governare. E potrebbero dare un paio di insegnamenti al leader grillino sulla storia della democrazia diretta
Altro che referendum online per far aprovare dai cittadini l'accordo di governo: a Luigi di Maio suggerisco piuttosto una gita a Rodero, ameno paesino del comasco non lontano dalla patria della democrazia diretta, la Svizzera. Bon, a Rodero non c'è sindaco perché alle ultime amministrative s'era presentato un solo candidato, il quale tuttavia è riuscito a perdere: essendo andato alle urne meno della metà degli aventi diritto, le elezioni sono state invalidate e il comune commissariato. Il 10 giugno si sarebbe dovuto rivotare ma stavolta non s'è candidato nessuno, quindi di nuovo niente elezioni e niente sindaco. L'ideologia del Movimento 5 stelle - lo diceva anche il giulivo jingle "non siamo un partito non siamo una casta / siamo cittadini punto e basta" - si fonda sull'illusione che i politici di professione siano una classe ostile ai cittadini comuni, i quali possono scuotersi dal proprio giogo mettendosi in prima persona a disposizione per rimpiazzarli, governando e prendendo decisioni sulla scorta di entusiasmo e onestà indipendentemente da competenze e grattacapi. Ciò presuppone anzitutto che i cittadini abbiano interesse a governare e a decidere direttamente. La gita a Rodero dimostrerebbe a Di Maio come in realtà ai cittadini comuni non interessi né ricoprire ruoli politici né correre rischi per gestire i quali non hanno gli strumenti. Gli abitanti di Rodero, chiamati a farsi avanti dopo un anno di vuoto, hanno disertato in massa e lasceranno ad altri l'incombenza di governare. Stanno benissimo e pensano ad altro. La gita a Rodero dimostrerebbe a Di Maio anche perché la sua investitura popolare a capo politico del primo movimento direttamente gestito da cittadini si è risolta nei clic di qualche migliaio di perdigiorno e basta là.