Un corteo di studenti nel 1968

#Giùlemanidagliappelli, così gli studenti dimostrano che il '68 è finito

Antonio Gurrado

Proteste sui social contro lo sciopero dei docenti che farà saltare gli esami da giugno a settembre. L'esatto contrario di quello che succedeva 50 anni fa

Giù le mani dalla Juventus, giù le mani dagli animali, giù le mani dagli arrosticini… Eccolo! Sfogliando i social network sono alfine riuscito a imbattermi in #giùlemanidagliappelli, l’hashtag sotto il quale gli studenti universitari hanno lanciato una foto-petizione contro lo sciopero dei docenti che farà saltare gli esami da giugno a settembre. Prendono un cartellone e si fanno scattare una foto segnaletica dopo averci scritto i motivi per cui privarli degli appelli estivi è ingiusto: perché si mancano le scadenze per le borse di studio, perché si danneggiano gli studenti lavoratori, perché è uno sciopero contro un governo che non c’è, perché non sta né in cielo né in terra che chi gode di tanti diritti si rifaccia su chi non ne gode nessuno.

  

 

Chi è ragionevole giudicherà da che parte stia il torto ma, intanto, una cosa bisogna notare: il Sessantotto è davvero finito. Sopravvivono i suoi ultimi rantoli nei comunicati sindacali dei docenti ma gli alunni, che cinquant’anni fa furono il motore della protesta, rischiano oggi di diventarne gli affossatori. Non solo perché hanno ben chiare le priorità, perché vogliono sbrigarsi a fare esami anziché bivaccare, perché trovano che le proteste siano una perdita di tempo e si pongono nei confronti dell’università dalla prospettiva del cliente che compera servizi e non tollera che uno sciopero glieli interrompa. Gli studenti sono i nuovi filistei perché, ritenendo di aver subito un torto, non sono scesi nelle piazze a protestare né hanno fatto irruzione nei dipartimenti onde rovesciare il cestino delle cartacce in testa a qualcuno – tanto meno hanno optato per l’atto di resistenza di non pagare la rata di tasse corrispondente al periodo in cui si salteranno gli appelli – ma si sono rinchiusi in casa, davanti al computer, a mostrare uno sdegno altezzoso e simbolico. Mezzo secolo dopo il Sessantotto, gli studenti sono proprio invecchiati.

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