Lucia Borgonzoni e l'illusoria superiorità antropologica dei lettori
Perché non c'e da gridare allo scandalo se il nostro sottosegretario alla Cultura non legge un libro da tre anni
Oh Italia, nazione di santi, poeti, navigatori e sessanta milioni di sottosegretari alla cultura! Lucia Borgonzoni ha dichiarato di non leggere un libro da tre anni e irrefrenabile s’è scatenato lo scandalo sul web. Certo era prevedibile: in Italia non legge nessuno, chi governa rappresenta la maggioranza, quindi al governo c’è qualcuno che non legge. Che sorpresa. Fatto sta che le critiche alla Borgonzoni si fondano sul solito, facile assunto erroneo che chi legge sia una persona migliore di chi non legge. Non è vero: sia perché non esiste il leggere in generale ma si legge sempre qualcosa in particolare (e, a fronte di certa roba che arriva in libreria anche munita di rutilanti fascette, meglio leggere Kafka nel 2015 e poi più nulla per tre anni); sia perché, in base al modo in cui si legge, è possibile farlo restando malvagi, ottusi o (i più talentuosi) addirittura ignoranti. L’illusoria superiorità antropologica dei lettori è uno dei mali precipui della cultura in Italia: a furia di reputare la lettura un dovere civile, si trasmette l’idea che leggere non sia un piacere libero ma un atto penitenziale finalizzato al miglioramento di sé, così nessuno vuole leggere, la maggioranza vince e al governo va una nutrita rappresentanza di non lettori. È un circolo vizioso; pensateci.