Perché gli scienziati non capiranno mai la religione
Il sangue fasullo sulla Sindone e il desiderio di assoluto che alimenta la fede
Gli scienziati hanno provato che alcune tracce di sangue sulla Sindone sono fasulle e questa scoperta dimostra che gli scienziati non capiranno mai la religione. L’argomentazione sottesa a una notizia del genere è che la fede dipenda da un’adesione razionale surrogata da prove e che, una volta confutate quelle prove, essa verrà meno. Non considerano tuttavia che la fede si colloca oltre la stretta razionalità, altrimenti non si capirebbe come mai miliardi e miliardi di persone abbiano nei secoli creduto all’esistenza di Dio senza che nemmeno pesi massimi come San Tommaso o Cartesio siano riusciti a dimostrarla efficacemente (per la cronaca, nessuno è nemmeno riuscito a dimostrare il contrario). Né si accorgono che, se anche trovassero un grimaldello per scardinare il Cristianesimo portando le prove del fatto che Gesù era un personaggio immaginario e la risurrezione un inganno, farebbero comunque il gioco degli apologeti: renderebbero ulteriormente miracolosa la persistenza di un diffuso desiderio di assoluto su cui si è fondata un’istituzione bimillenaria che gode tuttora di discreta salute, essendo sopravvissuta ai mercanti di reliquie e alle storie più inverosimili dei martiri. Ogni fedele appena ragionevole sa che è un’ingenuità da giulivi positivisti presumere che una dimostrazione o un calcolo possano bastare a riempire un abisso che si trova nel cuore dell’uomo e che non può essere estirpato con basso complottismo materialista. Senza contare che, se invece un fedele è superstizioso, distoglierlo dalla religione per convertirlo allo scientismo non lo renderà meno superstizioso nel suo nuovo credo, che avrà soltanto mutato oggetto.
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