Barboni che dormono di giorno per le strade di Roma (foto LaPresse)

A Viterbo un assessore leghista ha avuto un'ideona: si è inventato il reato di bontà

Antonio Gurrado

La leghista Claudia Nunzi propone multe sia a chi chiede sia a chi fa l'elemosina. Il rischio è di innescare un circolo vizioso paradossale

Al reato di bontà non aveva ancora pensato nessuno ma ecco che rimedia alla mancanza un assessore di Viterbo: la leghista Claudia Nunzi, delegata a termalismo e sicurezza, ha proposto di punire non solo chi chiede l’elemosina ma anche chi la fa. Non c’è bisogno di addentrarsi in una diatriba per decidere se un’azione occasionale, spontanea e gratuita, possa essere proibita dalla legge in quanto tale: a rigore, con lo stesso criterio bisognerebbe interdire anche la paghetta dei nonni ai nipotini o l’obolo versato dopo la predica a Messa.

 

È più interessante notare come, secondo la Nunzi, vada comminata una multa sia a chi si rende reo di buona azione sia a chi tende la mano per domandare la carità. Scelta curiosa, visto che uno dei principali motivi per cui si chiede l’elemosina è che non si hanno soldi, quindi non si dispone di un budget per pagare le multe. Se ne deduce che i viterbesi ridotti sul lastrico dovranno intensificare l’accattonaggio allo scopo di mettere da parte una cifra extra da versare nelle casse comunali, costringendo così i viterbesi più abbienti a dar via sempre più soldi sia in elemosine sia in relative multe, fino all’estremo di dover chiedere la carità anche loro, magari agli ex mendicanti, onde accumulare soldi sufficienti a pagare la multa anti-elemosina e così via all’infinito.

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