Gli arancini di Enzo Bianco
La protesta di Catania contro Salvini, ovvero quando l’opposizione si macchia di una cecità assimilabile a quella che critica
Con gli arancini non si governano gli Stati. L’ex sindaco ed ex ministro Enzo Bianco ha guidato la manifestazione di alcuni volenterosi che, all’attracco della Diciotti a Catania, hanno sventolato centosettantasette arancini per dimostrare che la Sicilia è terra d’accoglienza. L’ostensione del prodotto tipico verso il porto ambiva a porsi in netta controtendenza rispetto al criticabile operato del ministro Salvini. Il problema dell’opposizione è tuttavia un eccesso di zelo che la porta a controbilanciare velleitariamente gli estremismi del governo con estremi opposti: se loro dicono che gli immigrati sono tutti cattivi, noi diciamo che sono tutti buoni; se loro dicono che non ne faranno sbarcare mezzo noi diciamo che bisogna accoglierli tutti, e così via. In questo modo l’opposizione si macchia di una cecità assimilabile a quella che critica o, quanto meno, coltiva narcisisticamente il difetto di rifugiarsi nell’eclatante, nel simbolico, nel pittoresco – vale per gli arancini come per i picnic pro integrazione, la spaghettata antifascista, le magliette rosse o qualche grottesca messinscena che replica naufragi veri. Anche quando si sforza di vedere tutto rosa per inseguire elevati ideali, la rinuncia alla realtà resta ciò che è: una rinuncia, che lascia campo libero a chi, sbraitando che il mondo invece è nero, ha gioco facile nel presentarsi come monopolista del realismo.