La linea intellettuale del governo ricalca quella di Groucho Marx
Tutti gli aspetti deteriori del grillismo affondano le radici in un comun denominatore: la brillante idea. Lo spiega un brano di Benedetto Croce
Che si tratti di far vigilare una Iena sulle università, propugnare teorie parascientifiche e capovolgerle all’uopo, vagheggiare condanne che non rispettino i tempi della giustizia o andare in tv a frombolare supercazzole in tema di macroeconomia, tutti questi aspetti deteriori del grillismo affondano le radici in un comun denominatore: la brillante idea. Lo spiega bene un professore sulla rivista “La Critica”, scagliandosi contro “quelle molte persone geniali che, infischiandosi della storia delle idee e dei fatti, si mettono a risolvere audacemente ardue questioni sulle quali l’uomo s’è travagliato per secoli, sicuri di afferrarle con un colpo sbrigativo delle loro genialità”. Purtroppo, risalendo detto brano al 1903 ed essendone autore Benedetto Croce, non sarà agevole per l’apposito osservatorio indagare sulla trasparenza della sua nomina accademica. Né si può negare che caratteristica saliente del governo del cambiamento sia la pretesa di tagliare la testa al toro e risolvere con una bella pensata quei guai di cui decenni di analisi non sono riusciti a venire a capo. E se i suoi sostenitori vi assicureranno la bontà delle proprie idee sciorinandovi certificazioni e affiliazioni accademiche talvolta esotiche, talvolta stiracchiate, talvolta in realtà saldissime, non fidatevi: non perché non siano vere ma perché vengono sempre subordinate a un’autorevolezza che deriva da un’alzata d’ingegno, da un post ad effetto che vale più di mille libri; dalla nemmeno tanto sottintesa idea che i loro predecessori, tutti, fossero accecati dall’incompetenza o dalla malafede per non accorgersi di soluzioni così semplici. La linea intellettuale del governo ricalca quella di Groucho Marx quando in un film interpretava un rettore: “Questo problema è tanto facile che può essere risolto da un bambino di quattro anni”, diceva ammantandosi nella toga, “portatemene uno perché non sono in grado”.