C'è il derby, la rivoluzione può attendere
Così gli storici del XXV secolo racconteranno la stretta relazione tra Roma-Lazio e la manifestazione del Pd
Sarà difficile persuadere gli storici del XXV secolo che il derby dell’Olimpico e la manifestazione di piazza del Popolo erano eventi correlati. Eppure è così: gli archivi perennemente ricorderanno che la manifestazione per l’emergenza democratica era prevista per sabato ma il Pd si è visto costretto a rinviarla poiché c’era la partita. Gli storici del XXV secolo avanzeranno allora alcune ipotesi. Uno: Roma-Lazio, che va giocata nel primo pomeriggio per timore delle tenebre, è un’emergenza di fronte a cui la democrazia passa in secondo piano. Due: l’emergenza democratica nell’Italia dei nostri tempi è talmente conclamata che un giorno in più o in meno non cambia nulla, quindi tanto vale guardare la partita; anzi, se non ci fosse da centovent’anni il campionato di calcio, avremmo fatto anche la rivoluzione proletaria. Tre, la più preoccupante: gli italiani avvertono l’emergenza democratica ma non la percepiscono. Accettano l’idea in linea teorica e vagheggiano pour parler azioni eroiche di resistenza ma non la traducono in azione quotidiana: ragion per cui nell’immediato privilegiano quei piaceri spicci che non sono in discussione, e a partita conclusa (o durante l’intervallo) tornano su Twitter a dibattere dei massimi sistemi. Quattro: il calcio in Italia è una cosa seria ma la politica no, quindi, in caso di emergenza, anziché una partita è più facile rinviare la democrazia per impraticabilità di campo.
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