Tranquilli, i pesci nel Mar Morto non sono un cattivo presagio
C'è chi cita Ezechiele per dire che l'Apocalisse è vicina. Ma è solo un nostro tentativo maldestro di comprendere l’ordine del cosmo
Buonasera, sono un pesce del Mar Morto. Insieme a molti altri miei colleghi sono stato ritratto da un fotoreporter israeliano, che si è detto sorpreso di trovare forme di vita tanto evolute che sguazzano nella più profonda depressione della terra e l’ha interpretato come segno della fine del mondo. Ha infatti citato il profeta Ezechiele il quale, nelle sue ultime pagine, prevede che qui “i pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mediterraneo” e ne ha dedotto che l’apocalisse passi attraverso l’abbassamento del livello delle acque del Mar Morto, attualmente di circa un metro l’anno. Per essere un vertebrato acquatico m’intendo abbastanza di esegesi biblica quindi mi sento di eccepire sull’assoluta affidabilità di Ezechiele, uno che divorò un libro di pergamena, trascorse non so quanti giorni legato prima su un fianco poi sull’altro, e un bel giorno pasteggiò a pane e merda, anche se alcune versioni traducono impietosite “pane cotto su mattoni impastati con sterco”. Sarà. Fatto sta che la natura fa quel che vuole, i pesci vanno dove possono e gli uomini – una specie meno evoluta di noi, che nuota peggio e ha forse un’esegesi biblica più approssimativa – pur d’illudersi di comprendere l’ordine del cosmo sono disposti ad accreditare una teoria scientifica giustificandola coi libri dei profeti.