Lasciate la Brexit fuori dall'arte
Jonathan Coe polemizza con Morrissey perché sostiene l'uscita del Regno Unito dall'Europa. Sarà anche una battuta, ma è disorientante
Era una battuta, certamente, ma mi ha disorientato apprendere che ieri sul palco di Bookcity Jonathan Coe si sia rifiutato d’includere Morrissey fra i propri cantanti preferiti: il leader degli Smiths sostiene la Brexit, quindi il romanziere non intende nominarlo più. Era una battuta perciò ho scartato subito le interpretazioni seriose. Non faccio prediche sul fatto che, se iniziamo con la damnatio memoriae durante gli eventi mondani, chissà dove andremo a finire. Non faccio nemmeno notare che, se un artista ne ostracizza un altro per le sue opinioni politiche e indipendentemente dal talento, deve aspettarsi di venire prima o poi ostracizzato gratuitamente per le proprie opinioni opposte. Era una battuta dunque la prendo per quel che è, una boutade per intrattenere il pubblico, lanciare un romanzo che parla della Brexit e portare sui giornali una polemica sorridente. Ciò nondimeno sentire uno scrittore che mi piace maltrattare un cantante che mi piace ha destato in me un conflitto: uno con la parola e l’altro con la musica, entrambi cercano di travalicare i secoli e lasciare agli uomini un piacere estetico che li consoli molto dopo la morte degli autori e la gittata dei dibattiti sui temi attuali. È da sempre il compito dell’arte. Sentire Jonathan Coe polemizzare con Morrissey mi ha disorientato perché mi ha fatto sentire lo stridio del tempo che cerca di graffiare l’eternità.
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