Certi migranti farebbero meglio a restarsene a casa propria
Gli immigrati (italiani) che non piacciono alla Svizzera. Storia di un contrappasso sovranista
Storia di un immigrato che, regolare quantunque, dopo aver valicato il confine comunitario commette un’infrazione e scopre di essere stato multato a differenza di tutti gli altri che hanno commesso la stessa infrazione, perché di nazionalità diversa. Si rivolge allora con furia alle forze dell’ordine accusando di razzismo loro e i loro connazionali, ricavandone tuttavia il licenziamento in tronco da parte del datore di lavoro. Un consigliere della Lega commenta che non si sputa nel piatto da cui si mangia e che certa gente meglio farebbe a restarsene a casa propria.
Si tratta, nel dettaglio, della storia di una donna lombarda che passa il confine per andare a lavorare in Svizzera e omette di utilizzare il disco orario parcheggiando a Lugano. La multano ma pare proprio che nei dintorni nessun’auto con targa svizzera recasse né disco orario né conseguente contravvenzione. La donna s’inalbera e accusa di razzismo i vigili e gli svizzeri, venendo quindi licenziata in tronco dall’azienda elvetica in cui regolarmente lavora. Il consigliere è uno della Lega dei Ticinesi, il quale dice che gli italiani devono dire grazie agli svizzeri se mettono la pagnotta in tavola e che quindi, se agli italiani la Svizzera non piace, possono restarsene a casa propria. E niente, non aggiungo altro.