Confine Italia/Svizzera (foto LaPresse)

Certi migranti farebbero meglio a restarsene a casa propria

Antonio Gurrado

Gli immigrati (italiani) che non piacciono alla Svizzera. Storia di un contrappasso sovranista

Storia di un immigrato che, regolare quantunque, dopo aver valicato il confine comunitario commette un’infrazione e scopre di essere stato multato a differenza di tutti gli altri che hanno commesso la stessa infrazione, perché di nazionalità diversa. Si rivolge allora con furia alle forze dell’ordine accusando di razzismo loro e i loro connazionali, ricavandone tuttavia il licenziamento in tronco da parte del datore di lavoro. Un consigliere della Lega commenta che non si sputa nel piatto da cui si mangia e che certa gente meglio farebbe a restarsene a casa propria.

  

Si tratta, nel dettaglio, della storia di una donna lombarda che passa il confine per andare a lavorare in Svizzera e omette di utilizzare il disco orario parcheggiando a Lugano. La multano ma pare proprio che nei dintorni nessun’auto con targa svizzera recasse né disco orario né conseguente contravvenzione. La donna s’inalbera e accusa di razzismo i vigili e gli svizzeri, venendo quindi licenziata in tronco dall’azienda elvetica in cui regolarmente lavora. Il consigliere è uno della Lega dei Ticinesi, il quale dice che gli italiani devono dire grazie agli svizzeri se mettono la pagnotta in tavola e che quindi, se agli italiani la Svizzera non piace, possono restarsene a casa propria. E niente, non aggiungo altro.

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