Cosa sarebbe stato di EuroPhonica se Megalizzi non fosse morto
L'Università di Trento annuncia di volere sostenere la radio europea dove lavorava il giovane morto a Strasburgo. E per quanto sia una buona notizia è anche sconfortante
Ho dentro di me un enzima, credo, che trasforma in cattive le buone notizie. Ad esempio, apprendere che l'Università di Trento si farà carico di portare avanti il progetto della radio europea del povero Megalizzi, EuroPhonica, mi ha causato un certo sconforto. Il rettore dice che l'università vuol dare gambe e braccia a questo progetto: ma perché non ci hanno pensato prima dell'attentato? Dice inoltre che è impensabile creare una diversa radio europea poiché tale radio esiste già ed è EuroPhonica: allora perché non sostenerla già prima dell'attentato? Per non parlare del velenoso rovello che mi fa pensare quanto segue: dato che il povero Megalizzi era una risorsa intellettuale partorita da quell'ateneo, l'ateneo stesso avrebbe comunque valorizzato i suoi progetti se fosse invece vissuto felice, come tutti avremmo desiderato scoprendo la sua storia? Vale per Trento, che almeno ha il merito di combinare qualcosa, come anche per tutte le altre possibili sedi accademiche e per tutti i possibili progetti smarriti nel nulla. Leggo una buona notizia e, anziché rallegrarmi, penso che se non fosse successo niente a Strasburgo non sarebbe successo niente nemmeno nelle università.
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