Meglio un Briatore vivo e senza laurea che cento dottori che tirano a campare
Cosa voleva dire veramente il manager nella sua intervista a Oggi
Domanda: è vero che sulla carta siamo tutti geni, quindi una laurea sul curriculum non è necessaria garanzia di riuscita nella vita professionale? Sì, anche se l'ha detto Briatore: è risaputo che in Italia alcune università sono più generose di altre, che le valutazioni accademiche sono troppo appiattite verso l'alto per essere statisticamente credibili, che la concentrazione di laureati con lode è irreale se paragonata al numero di studenti davvero eccellenti che l'avrebbero meritata. Ed è vero che, se uno non ha l'attitudine allo studio, fa meglio a lavorare, vista la carenza di idraulici ed elettricisti? Sì, anche se l'ha detto Briatore: il diritto allo studio è stato frainteso per diritto alla promozione quindi le università si sono popolate di iscritti indegni, la cui scarsa preparazione di base combinata con un sistema che consente di diluire le prove d'esame da qui all'eternità e con una radicale voglia di non fare un cazzo ha creato un sottobosco di fuoricorso professionisti, di mediocri che vivacchiano, di tesisti dall'italiano stentato, di bivaccatori d'aula che costituiscono zavorra per studenti seri e docenti eccelsi che avrebbero di meglio da fare altrimenti. Proprio chi ha maggiormente a cuore la rilevanza insostituibile dell'università, in questi tempi di sciamanesimo populista, dovrebbe riconoscere che concedere la laurea a tutti equivale ad annichilirla. Purtroppo dell'intervista di Oggi a Flavio Briatore è passato solo il concetto che non farà studiare il figlio, anche se intendeva dire che non lo obbligherà a laurearsi come fanno quei genitori la cui massima ambizione è sparare mortaretti alla consegna della pergamena. Come sempre una piccola menzogna è bastata a oscurare una grande verità: meglio un Briatore vivo (diplomato geometra col minimo dei voti) che cento dottori che tirano a campare con una laurea strappata per pietà, in attesa del reddito di cittadinanza. Ma accusare Briatore di voler proibire al figlio di studiare perché è inutile non solo è più comodo; serve anche a far sentire più intelligente il laureato medio analfabeta.