Il nuovo libro di Houellebecq e la nostra incapacità di leggere il presente
E' uscito "Serotonina" ma per carità, stavolta non chiamatelo veggente
Houellebecq genio, Houellebecq veggente, Houellebecq profeta: tutte definizioni che circolano accompagnando il suo nuovo romanzo (“Serotonina”, La Nave di Teseo, è uscito ieri) e che, da lettore inveterato e devoto, mai mi azzarderei a questionare. Dopo le previsioni sul terrorismo in “Piattaforma” (era il 2001), dopo l’analisi della penetrazione culturale islamica in Francia in “Sottomissione” (arrivato in libreria nel giorno dell’attentato a Charlie Hebdo), dopo gli ammonimenti su clonazione e arte contemporanea estrema in “La possibilità di un’isola” e “La carta e il territorio”, il nuovo romanzo esce ora che la Francia brucia. Leggendolo, sembra effettivamente di trovarsi in diretta nella testa di un esponente della piccola borghesia motorizzata e incazzata, una specie di gilet giallo ante litteram. Piuttosto di stupirsi tuttavia perché, qualsiasi cosa accada, Houellebecq l’aveva già detto, Houellebecq l’aveva previsto, meglio notare l’asciutto materialismo con cui le sue trame incolonnano cause e conseguenze: così gli eventi più incredibili, quelli che ci fanno tremare di sgomento davanti alla tv, nei suoi romanzi derivano sempre da un determinismo cristallino, che un po’ lo lascia indifferente un po’ lo annoia. In effetti tutti questi energumeni che tengono il mondo in ostaggio – dai terroristi ai gilet gialli, dai populisti ai medici folli – hanno psicologie semplici, che adottano reazioni grossolane e bestiali di fronte a cause complesse che si trovano sotto gli occhi di tutti. Non è Houellebecq che sa leggere il futuro, siamo noi che abbiamo paura di leggere il presente.