Le monetine del popolo
La scelta, poi revocata, di Raggi di destinare le monete raccolte nella Fontana di Trevi a non meglio definiti “progetti sociali” e non alla Caritas, rientra in un progetto più ampio del Movimento 5 stelle
Nell’attesa di collocare le settantamila tonnellate d’immondizia annue che Roma non riesce a smaltire, Virginia Raggi ha trovato la soluzione per le monetine che i turisti gettano sul fondo della Fontana di Trevi: quei centesimi che, nel complesso, ammontano a circa un milione e mezzo l’anno non verranno più destinati alla Caritas ma resteranno nelle casse del Comune, fatte salve le spese per ripescarli e ripulirli. La prevedibile coda polemica ha spinto il sindaco a ricredersi ma la sostanza non cambia, e riguarda il carattere messianico della politica secondo i Cinque Stelle. Il gesto infatti di gettarsi una monetina alle spalle ha un senso metafisico, in quanto espressione di un desiderio, esposizione di una speranza che i visitatori affidano a qualcosa che esula dal proprio controllo. È una superstizione ma la pratica di consegnare poi il raccolto alla Caritas riusciva a trasformare il metafisico in concreto: come se le piccole speranze futili di ogni turista, messe insieme, si trasformassero in un pasto, un tetto o una coperta per chiunque patisse tali bisogni materiali. Il ruolo della Caritas infatti è da sempre di filtrare le ambizioni spirituali degli uomini (speranze, preghiere, rimorsi, impeti) per renderle presenza tangibile nella vita dei derelitti. Il grillismo tuttavia è una setta millenarista – dai primi vaniloqui di Casaleggio sul pianeta Gaia fino alle recentissime supercazzole dell’Elevato – quindi si pone come azione politica sufficiente a sopperire a ogni aspetto materiale e spirituale degli adepti, pardon, dei governati. Non sorprende dunque che al sindaco di Roma paia giusto che quelle monetine non vadano a un organismo religioso bensì se le tenga il Comune, in vista di non meglio definiti “progetti sociali” fra cui la manutenzione delle fontane. In questo modo, pensa nobilmente, quel milione e mezzo sarà finalmente della comunità ovvero di tutti. Più prosaicamente le monetine del popolo non saranno di nessuno; saranno del primo che si tufferà a prenderle.