Anche l'arte religiosa più cupa serve a consolare gli afflitti
Il parroco di una chiesa in provincia di Cremona censura un affresco che raffigura la Madonna perché a suo avviso è troppo macabro
Dei gusti non si discute quindi non intendo sindacare se un parroco di Costa Sant'Abramo (provincia di Cremona), pur avendo un grande affresco di Walter Madoi sull'abside della propria chiesa, preferisca coprirlo con un séparé giallino. M'interessa piuttosto che lo copra perché inquieta i fedeli, con le figure smagate e cupe della Madonna e della Maddalena che piangono il Crocifisso. Le due figure sono effettivamente luttuose e volutamente inquietanti, conformi a una tradizione di molto antecedente il pittore parmigiano, che è morto nel 1976; se però l'arte sacra da sempre smuove i cuori con raffigurazioni estreme del dolore (talvolta riesce un po' kitsch, talvolta riesce Michelangelo) non è per spaventare chi guarda. Credo sia per preparare i fedeli alla consapevolezza che, quando incontreranno quel dolore nel mondo o dentro di sé, non ci saranno premurosi paraventi a proteggerli; e per certificare che quel dolore senza mediazione, se può trovare un senso, lo trova nell'esempio di mansuetudine e benevolenza che il Cristianesimo porta da due millenni a consolazione degli afflitti. Se qualcuno s'impressiona, può sempre farsi buddista.
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