Il problema degli studenti in piazza non è il clima, ma i loro genitori
In migliaia i giovani scesi nelle strade per manifestare contro le generazioni precedenti, colpevoli di averli messi al mondo e fatti crescere con tutti i comfort
Quando il corteo è passato sotto casa mi ero un po’ agitato ma sono bastate a tranquillizzarmi le interviste agli attivisti in tv: lo sciopero dei ragazzi per l’ambiente è in realtà uno sciopero contro gli adulti. Tutto è quindi nella norma. I giovani d’oggi non sono così ingenui da prendersela con forze inanimate; non stanno protestando contro il riscaldamento globale o l’anidride carbonica ma contro le azioni delle generazioni precedenti, che hanno creato il mondo com’è oggi. Una costante delle loro dichiarazioni è la contrapposizione fra mondo degli adulti (reale, odierno) e quello dei ragazzi (immaginario, futuro o alternativo).
Che si tratti di scioperare contro la riforma della scuola o contro la guerra in terre remote, da sempre lo schema è questo; di conseguenza i ragazzi di oggi, per stigmatizzare ciò che hanno fatto gli adulti, utilizzano lo stesso metodo usato dagli adulti quando erano ragazzi. A voler fare i metafisici, si può addirittura ravvisare nello sciopero di oggi un’espressione rutilante dell’antichissimo cupio dissolvi che caratterizza gli adolescenti: solo che a fare i presi male si rimedia la figura degli sfigati, invece è molto ganzo accusare le generazioni precedenti di averli messi al mondo e fatti crescere con tutti i comfort. Questo paradosso raggiunge vette sublimi negli adulti che si uniscono allo sciopero: stanno protestando contro il fatto di essere cresciuti.