La notizia del primo sindaco nero, donna e gay in America non è una notizia
L'esultanza per l'elezione di Lori Lightfoot a Chicago rischia di trasformare il tono elogiativo in una gabbia identitaria
L’elezione di Lori Lightfoot è una buona notizia: trattandosi del primo sindaco donna, nero e omosessuale negli Usa, certifica che gli elettori hanno scelto di premiare il valore della persona di per sé perfino in una nazione incline ai pregiudizi contro ciascuna delle tre categorie cui appartiene. Tuttavia, il fatto che si debba dare questa buona notizia non è una buona notizia. Anzitutto perché, una volta ascoltatala, il succo che resta è che sia stato eletto il primo sindaco donna, nero e omosessuale d’America senza alcuna menzione non dico dei suoi pregi e della sua competenza, indubbi se si considera il curriculum, ma almeno del programma grazie a cui ha convinto l’elettorato. In secondo luogo perché negli Usa ci sono già stati sindaci donna, sindaci neri, sindaci omosessuali: strillando oggi nei titoli l’inedita combinazione, senza magari nemmeno nominare Lori Lightfoot, si rischia di trasformare il tono elogiativo in gabbia identitaria, sottintendendo che sia stata eletta perché ha quelle caratteristiche o, peggio, nonostante che le abbia tutte e tre. Infine, un politico si valuta sulle proprie azioni quindi inchiodarlo, con una formula a effetto, al genere al colore e all’orientamento sessuale significa (involontariamente, certo) fare il gioco di chi vuole identificare la gente in base a ciò che è e non a ciò che fa. L’elezione del primo sindaco donna, nero e omosessuale negli Usa è una buona notizia ma dover darla significa che il grande pubblico valuta ancora le etichette anziché le persone. Se fosse passata inosservata, sarebbe stata ottima.