ItaliaGuerraBot2020 e il sogno tutto italiano di fare la guerra ad altri italiani
Il caso del computer che alimenta la nostra smania di commentare qualcosa che non si capisce, di esaltarsi o deprimersi per azioni non compiute, di fraintendere la fortuna per merito
Quest’oggi all'alba il Verbano-Cusio-Ossola ha conquistato l'intera penisola e ai commentatori di spigolature frivole non è rimasto che interrogarsi sul perché decine di migliaia di connazionali si siano appassionati di ItaliaGuerraBot2020. Si tratta di un marchingegno informatico automatico che ogni ora, per giorni e giorni, ha simulato una guerra civile in cui una provincia italiana poteva conquistarne una adiacente, ampliando il proprio territorio, dando poi notizia dell’accaduto su Facebook nei termini più possibile asettici. Tanto imprevisto successo per si può spiegare solo in parte con la predilezione di molti italiani per il far la guerra da seduti; forse è più rilevante notare le caratteristiche di casualità, incontrollabilità e incomprensibilità su cui ItaliaGuerraBot2020 ha fatto leva. Gli scontri fra province sono stati scelti per sorteggio, apparentemente senza criterio; la mente dietro l'architettura bellica era un computer del tutto fuori dal controllo degli utenti che ne commentavano gli esiti; il meccanismo di avanzamento della campagna, in base al calcolo del centro esatto dei territori virtuali, non era proprio cristallino. Fatto sta che questa smania di commentare qualcosa che non si capisce, quest'esaltarsi o deprimersi per azioni non compiute, questo fraintendere la fortuna per merito e realizzare il sogno di debellare il principale nemico degli italiani, ossia gli italiani stessi, sono elementi così radicati nel nostro carattere nazionale che estirparli è più difficile che abolire le province.