Ambientalisti e ladri di galline
In materia di diritti è meglio propendere per principii concreti oppure astratti?
Se è vero che alla Terra resta una decina d’anni per salvarsi, è comprensibile che la foga ambientalista spinga a qualche eccesso: ad esempio, nelle Valli Giudicarie un signore ha rubato dieci galline. In una notte di agosto si è munito di apposita gabbia da trasporto, ha troncato la catena all’ingresso di un pollaio e ha rapito le volatili (anche un paio di tacchini e un gallo, in verità) poiché contrariato dalle condizioni in cui erano tenute dal proprietario. Ora è stato condannato, quest’unico membro del fronte per la liberazione del pollame, e pare non capacitarsi sia stato frainteso per furto ciò che per lui è una questione etica: “Volevo soltanto farle stare meglio”, ha dichiarato ai cronisti locali che lo ritraggono ambientalista da sempre.
Travolto dall’urgenza etica, infatti, non si è domandato se al miglioramento delle condizioni delle galline sarebbe corrisposto un peggioramento di quelle del proprietario, ovvero se il diritto delle galline a razzolare libere non cozzasse col diritto dell’uomo a conservare ciò che è proprio. In fondo è la solita questione: in materia di diritti è meglio propendere per principii concreti oppure astratti? Quando tutti i ladri di galline saranno diventati ambientalisti, vorrà dire che avranno prevalso gli ideali più elevati.
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