Perché l'uomo non è ancora riuscito a determinare il clima?
L’unico cambiamento climatico di cui parlare sensatamente dovrebbe essere quello indotto, la ricerca di nuovi strumenti immani capaci di trasformare le previsioni del tempo in decisioni del tempo
Altro che antropocene. Se davvero vogliamo considerarla dall’alto della macrostoria, o dal punto di vista di Dio, l’unica vera questione ambientale è come mai l’uomo non sia ancora riuscito a determinare il clima. È andato sulla luna, ha teorizzato la relatività, ha reso abitabile un globo ostile, ha addomesticato le belve, perforato i monti, solcato mari e cieli, bonificato paludi, modificato i paesaggi, forgiato metalli, estratto minerali, inventato coltivazioni, ridimensionato le malattie, escogitato la comunicazione istantanea da distanze iperboliche, eccetera eccetera; possibile che non sia ancora riuscito a far piovere sui campi da irrigare, tener secca l’aria delle città, imbiancare le stazioni sciistiche e contenere le temperature entro uno spettro di accettabilità?
I militanti ambientalisti, ottimisti o pessimisti che siano, vedono l’uomo come un fattore accidentale destinato a soccombere: gli ottimisti pensano che la natura sia un gran teatro i cui meccanismi sono sfuggiti di mano all’uomo, il quale adesso può rimediare soltanto annichilendosi, cancellando il progresso cioè la civiltà; i pessimisti reputano che sia troppo tardi e che sarà la natura a schiacciarci per punire la nostra tracotanza. Grazie. Invece l’unico cambiamento climatico di cui parlare sensatamente dovrebbe essere quello indotto, la ricerca di nuovi strumenti immani (e per me inimmaginabili) capaci di trasformare le previsioni del tempo in decisioni del tempo, ammansendo così l’ultima porzione del nostro mondo rimasta incontrollabile. Siamo una specie naturalmente portata al titanismo, quindi perché non provare quest’ultima strada impervia? Almeno, se soccomberemo, avremo combattuto.