L'istinto malefico di un sacerdote
Un parroco ha condiviso foto hard nel gruppo Whatsapp coi genitori dei cresimandi. Ma non è questo a scandalizzare di più
Mi sono scandalizzato quattro volte per la vicenda del sacerdote padovano che ha inviato una foto sconcia nel gruppo Whatsapp coi genitori dei cresimandi. Primo, perché il prevosto ha spedito l’istantanea di un pene la cui attribuzione veniva corroborata dalla presenza, nell’inquadratura, di un paio di santini. Secondo, perché pare che i genitori dei cresimandi, ricevuta la foto, sulle prime non ci abbiano fatto caso salvo poi accorgersi del mittente: come a dire che dagli altri genitori ciascuno riteneva plausibile l’invio di foto zozze in gran relax, o forse che d’acchito si notavano solo i santini. Terzo, perché quando il prete si è dichiarato vittima di un hacker o di uno scherzo di cattivo gusto, per quanto inverosimile, nessuno ha detto che prima di condannare magari è il caso di dare una controllatina. Ma l’aspetto che trovo più assurdo e incomprensibile in questa vicenda è quale profondo impulso inarrestabile, quale istinto primitivo e malefico possa mai spingere un sacerdote, un uomo di Dio, ad aprire un gruppo Whatsapp coi genitori dei cresimandi.