La faccia peggiore del populismo
Da un lato si dice di volere la rivoluzione ma dall’altro si punta soltanto a un nuovo ancien régime
La faccia peggiore del populismo non è quella di Robespierre che sbava davanti alla ghigliottina, né quella di Cola di Rienzo che da taverniere vuol farsi imperatore, e nemmeno quella di Masaniello che, in un momento di ebbrezza, orina sulla folla plaudente. Il vero volto del populismo è quello soddisfatto dell’onorevole Borghi, che ha twittato la foto in cui è seduto davanti a Mario Draghi durante la cerimonia di auguri al Quirinale premurandosi di specificare che “i posti sono assegnati in ordine di importanza partendo dalle file davanti”. Non significa solo che il vero volto del populismo è gretto, infantile, presuntuoso e inconsapevolmente ridicolo; lo sapevamo già. La novità è che non leggevo tanto dettagliato accanimento sulla distribuzione delle sedute dai tempi dell’“Istoria del Concilio di Trento” del cardinale Sforza Pallavicino (1656), dove si fa gran parlare della questione se un arcivescovo avesse o meno la precedenza su un arciduca e così via. Dunque la faccia peggiore del populismo è quella bifronte, che da un lato vuole blandire il popolo ma dall’altro vuole farsi élite; da un lato dice di volere la rivoluzione ma dall’altro punta soltanto a un nuovo ancien régime.
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