A qualcuno interessa ancora la Giornata della Memoria?
A vent’anni dalla sua istituzione, scritte antisemite, discriminazioni religiose e insulti restano all'ordine del giorno
Ma, all’atto pratico, ci è stata utile la Giornata della Memoria? Lasciamo stare il fatto che sia giusto e necessario celebrarla; intendo proprio chiedermi se sia servita a qualcosa per noi italiani. I fatti dicono questo. Oggi, a vent’anni dalla sua istituzione, dopo tutte le celebrazioni di rito nelle istituzioni, nelle scuole e nella società civile, siamo conciati così: qualcuno marchia le porte dove abitano gli ebrei, qualcun altro diffonde fotomontaggi antisemiti per teorizzare complotti plutogiudaici, qualcun altro ancora vomita insulti espressamente antiebraici contro sopravvissuti alla Shoah. Per soprammercato, abbiamo anche quelli che sparano deodorante contro i neri e quelli che sputano ai passanti cinesi; e questo per limitarci alle recentissime.
Ora, i casi sono tre. O queste persone trascorrono da vent’anni ogni 27 gennaio chiuse in un armadio. O la Giornata della Memoria riesce nel suo commendevole intento solo quando si tratta di rafforzare le convinzioni di chi è già propenso alla tolleranza, ma non attecchisce presso una fascia di popolazione che resta impermeabile al suo insegnamento. Oppure, infine, la Giornata della Memoria smussa il nostro animo becero e, se non ci fosse, saremmo ancora peggio: altro che scritte sulle porte, altro che deodoranti e sputi. Non so quale sia l’alternativa peggiore.
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