Panchine rosse rubate
I memoriali della violenza sulle donne asportati dal parco di Firenze. E poi restituiti con tanto di scuse
Certo, può capitare che, girando per Firenze di notte, qualcuno sbadatamente sviti una panchina dal basamento che la fissa al terreno e sovrappensiero se la porti via. Poi al buio è impossibile notare i colori, perché di notte tutte le panchine sono bigie. L’importante è la presenza di spirito il giorno dopo: spunta il sole, ci si accorge che la panchina è rossa, si sente che tutti strillano perché è stata asportata la panchina rossa installata come memoriale della violenza sulle donne e, con gran scatto neuronale, si deduce che deve trattarsi proprio della panchina inavvertitamente abdotta nottetempo. Pazienza, a tutto c’è rimedio.
Infatti a quel punto basta attendere che cali di nuovo la notte, riportare la panchina dov’era, riavvitarla per bene e lasciare un biglietto di scuse: “Scusate per l’accaduto, non eravamo a conoscenza del significato così importante. Sappiamo che averla riportata indietro non basterà a scusare il gesto indignitoso che abbiamo fatto”. Scuse accettate e tutti contenti, sia per la restituzione sia, forse, per il ripescaggio di un termine desueto da tre secoli. Esulta, addirittura, l’assessore al decoro urbano del comune di Firenze, che parla di gioia e cambiamento. Evviva. Esultano un po’ meno, in tutti i parchi fiorentini, le panchine che non essendo rosse potranno venire portate via con grande dignità.