Bugie svelate su Whatsapp
Inizia la sperimentazione del fact-checking sulla app di messaggistica. Per ora riguarda solo il coronavirus ma, vista la diffusa noia da reclusione, per vivacizzarla ci sarebbe voluto qualcosa di più drastico
E così, questa settimana hanno iniziato a sperimentare il fact-checking su Whatsapp. Al momento la procedura risulta un po’ farraginosa – bisogna salvare in rubrica un numero cui inoltrare i messaggi sospetti e attendere la verifica – e purtroppo il servizio funzionerà solo per vagliare notizie sull’emergenza Coronavirus. È già qualcosa, vista la situazione forse è tantissimo, e soprattutto è la conferma che la vita imita la letteratura: un marchingegno del genere, che avvertiva il destinatario delle bugie di chi messaggiava, era già stato immaginato in tempi non sospetti da Federico Baccomo nel romanzo “Anna sta mentendo” (Giunti). È già qualcosa ed è moltissimo ma, vista la diffusa noia da reclusione, per vivacizzarla ci sarebbe voluta una sperimentazione più drastica: un meccanismo anche retroattivo che facesse il fact-checking di tutti ma proprio tutti i messaggi su Whatsapp. Non solo le catene di Sant’Antonio, i finti scoop, i pettegolezzi inventati; ma anche gli “arrivo subito”, i “sto lavorando”, i “non preoccuparti”, gli “offro io”. Fino al messaggio che per la natura stessa di Whatsapp non può mai essere scritto senza mentire. Non mi disturbi affatto.
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