Sono i tempi in cui sembra che se non vai in libreria la tua anima muore
Dialogo tra un italiano e un lombardo sulla necessità, vera o presunta, di acquistare un libro in un negozio invece che online
Un italiano incontrò un lombardo e gli disse: “Finalmente sto andando in libreria, vuoi venire anche tu?”. “Non posso”, rispose il lombardo, “c’è una specifica ordinanza regionale che mette in guardia dalla pericolosità delle librerie e dalla loro virulenza”. “Strano”, replicò l’italiano, “a me avevano detto che le librerie fanno talmente bene che, pur di aprirle, bisogna chiedere ai librai di sorvolare stoicamente sui rischi di prendere un treno per pendolari o di restare otto ore da soli in negozio su una stradina deserta o di farsi sputare addosso da un cliente impazzito perché non è ancora uscito il nuovo libro di Luì e Sofì”. “Pensa un po’”, commentò il lombardo, “a noi invece hanno detto che i libri potrebbero diventare veicoli di contagio mortifero, a meno di essere venduti all’Esselunga o alla Coop”. “Credo che sia”, ponderò l’italiano, “perché in Italia il libro è considerato genere di prima necessità, quindi tener chiuse le librerie causerebbe ondate di disperazione collettiva in un popolo di lettori forti”. “Macché”, ribatté il lombardo, “riaprire le librerie significa spianare la strada al bighellonaggio, consentire impunemente di girare a dei perdigiorno che, se oggi vanno in libreria, domani pretenderanno di arrivare fino al museo oppure al teatro”. “Non è vero”, contestò l’italiano, “in Italia infatti è assodato che, per nutrire l’anima, vanno bene anche le rappresentazioni in streaming e le mostre virtuali, mentre non vanno bene né gli eBook né i libri da rileggere né quelli consegnati a domicilio: c’è proprio bisogno di andare in libreria a comprarne di nuovi, altrimenti l’anima muore di fame”. “Si vede che in Italia pensate troppo alla cura dell’anima e poco alla salute del corpo”, concluse piccato il lombardo. “E voi, pur di salvaguardare i lombardi, siete disposti a proibire loro i generi di prima necessità”, concluse l’italiano piuttosto stizzito. Se ritenete pericoloso che italiani e lombardi se ne vadano in giro a incontrarsi e a discutere così, considerate che in dieci milioni di casi si tratta della stessa persona.