La scuola plastificata (e tanti saluti a Greta)
Per settembre la priorità assoluta sembra sia riportare tutti in classe, a costo di un gran dispendio di mezzi pubblici e privati, mascherine, guanti e plexiglass. Eppure in autunno sembrava che il problema fossero la Co2 e la plastica
Finisce la scuola e, prima che arrivi settembre, c’è un problemino da risolvere. È questo: all’inizio dell’anno scolastico appena concluso, quando stavamo tutti bene, ci eravamo convinti che il guaio principale con cui avere a che fare fossero le emissioni e la plastica. Sembra una vita fa ma era lo scorso autunno, quando gli studenti imitavano Greta Thunberg rifiutandosi di andare a scuola come gesto ecologista dimostrativo. Ricordo persino che il ministro dell’Istruzione aveva detto che gli studenti facevano bene a scioperare per l’ambiente, e che i presidi non avrebbero dovuto conteggiare il giorno in meno come assenza poiché si trattava di una giusta causa. Bon.
Poi è successo quel che è successo e gli studenti non hanno più dovuto andare a scuola per tre mesi, altro che venerdì, e sono state escogitate maniere alternative per istruirli comunque: la famosa didattica a distanza. Se non che adesso viene fuori che per settembre la priorità assoluta è riportare tutti a scuola, a costo di un gran dispendio di mascherine e guanti e plexiglass.
Ecco, ci sarebbe bisogno che entro l’inizio del prossimo anno scolastico il ministero spiegasse agli studenti questo: perché nell’autunno 2019 era giusto non andare a scuola per far sentire la propria voce contro le emissioni e la plastica, mentre nell’autunno 2020 sarà obbligatorio industriarsi con mezzi pubblici e privati per frequentare una scuola completamente plastificata. Secondo me non riesce a convincerli nemmeno una task force presieduta da Greta Thunberg.
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