E mi raccomando, niente marcatura a uomo
Gary Lineker che raccomanda di starnutire nel gomito, Eto'o di disinfettarsi le mani, Messi di mantenere il distanziamento sociale. Lo spot della Fifa camuffato da appello in realtà è un’ammissione di colpa
Oggi, per la prima volta dall’inizio della pandemia, ho acceso la tv generalista (in quanto mi sono accidentalmente seduto sul telecomando) e a sorpresa è apparso Gary Lineker: il quale, nel corso di un drammatico primo piano, mi raccomandava nel suo perfetto inglese che stessi attento a starnutirmi sempre nel gomito. Mi ha molto colpito che un eroe calcistico della mia prima infanzia, già capocannoniere ai Mondiali dell’86, ricambiasse così a lungo termine il mio affetto da premurarsi per la mia igiene; subito dopo però veniva sostituito dal portiere del Liverpool che insisteva perché mi disinfettassi le mani, e consigli simili mi davano Samuel Eto’o in francese nonché, in cinese, una calciatrice che fuori da casa mia dev’essere famosissima.
Allora mi sono documentato: si trattava di una pubblicità progresso che la Fifa sta diffondendo da qualche tempo in mondovisione, allo scopo di sensibilizzare il pubblico a contenere la pandemia. Restava il mistero del perché il pubblico, parlandosi di virus, dovesse essere più sensibile all’appello di un calciatore che a quello di un medico o di un politico. Forse perché si presuppone che la pandemia ci abbia resi tutti bambini scalpitanti e riottosi, per i quali c’è da far leva sull’immaginario? Oppure per insufflare l’idea che – altro che commercianti e ristoratori – sono i calciatori la categoria più colpita dalla crisi pandemica, e nel caso di seconda ondata scatenata da un mio maldestro starnuto potrebbero vedersi costretti a limarsi lo stipendio di un ulteriore 10 per cento?
Alla fine ho risolto l’arcano osservando lo sguardo vitreo e l’intonazione monocorde con cui Leo Messi, fissando la videocamera, compitava l’estremo appello a tenersi sempre a distanza di un metro dagli altri. Mancava solo un aguzzino armato che lo costringesse a mettere una parola stentata dietro l’altra. Allora sì che ho capito: questo spot della Fifa camuffato da appello è un’ammissione di colpa da parte di calciatori da sempre costretti per mestiere a stare appiccicati, a sputacchiarsi addosso e a soffiarsi il naso dove capita; non è una campagna di sensibilizzazione, è una gogna.