Bandiera Bianca

Dal Milan a Forza Italia. Trattato di filosofia berlusconiana

Antonio Gurrado

Il nuovo Monza del Cav. e un’intervista di trent’anni fa davvero illuminante

    Mentre scrivo esordisce in serie B il nuovo scintillante Monza di Silvio Berlusconi e mi torna in mente un’intervista di trent’anni fa. Era il 1989, il Milan aveva da poco intrapreso l’abitudine di vincere tutto e France Football andò a fare quattro chiacchiere con colui che all’epoca era ancora solo Sua Emittenza. È un’intervista distesa e schietta; per intenderci quella in cui, parlando degli allenatori senza passato da calciatore, Berlusconi dichiarò che un fantino per essere bravo non deve per forza essere stato cavallo (l’aforisma fu poi attribuito ad Arrigo Sacchi, che in realtà ne era l’argomento).

     

    Bene, in quel lontano colloquio con un magazine sportivo d’oltralpe, Berlusconi – ritratto in copertina, pugni sui fianchi, dinanzi a una discutibile veduta di Venezia – negò di essere un grande uomo d’affari. Rivendicò anzi di non avere mai fatto un buon affare, nel senso basilare di rivendere qualcosa a un prezzo maggiore rispetto a quanto pagato in precedenza. Piuttosto Berlusconi si definiva un creatore, cito testualmente; ovvero un mecenate, un investitore in imprese e realtà che prima di lui erano ridimensionate e timide, oppure inesistenti, e che lui portava al fulgore più sfacciato. Il suo piacere imprenditoriale, artistico e umano stava lì, nell’atto della creazione à la Bergson, nell’essere il Dio leibniziano che dava il primo calcio al mondo.

     

    Poi, quando il mondo creato iniziava a marciare da solo allontanandosi da lui, dopo l’inevitabile apice di perfezione arrivava a un punto in cui perdeva di valore, degenerava ontologicamente e, nella metafora economica, andava venduto a un prezzo inferiore a quello pagato per renderlo così. Il Milan d’oro dei fasti berlusconiani, comparato al Milan venduto da Berlusconi ai cinesi, è un ottimo esempio della procedura; il nuovo Monza, vedremo. Ma, a ripensarci, mi mordo il labbro per l’improntitudine: era leggendo gli ultimi risultati elettorali di Forza Italia che doveva tornarmi in mente quell’intervista di trent’anni fa.