Bandiera Bianca
"Cleopatra non è di Israele". L'intolleranza alla moda del mondo arabo
A interpretare la regina egizia in un film sarà l'attrice israeliana Gal Gadot, una scelta che ha attirato le proteste del mondo arabo. Se l'intolleranza politicamente corretta raggiunge il medio oriente
Vanno salutati con soddisfazione gli inequivocabili segnali di progresso da parte delle frange più retrive del mondo arabo. Ad esempio, l’ondata di indignazione relativa alla scelta della nuova protagonista di un film su Cleopatra, l’attrice israeliana Gal Gadot: chi protesta esige che le venga tolta la parte poiché un’israeliana non può interpretare una regina egizia, a causa della Guerra dei Sei Giorni. Certo, per comprendere le ragioni della sommossa è necessario fare qualche sforzo. Ad esempio considerare la trentacinquenne Gal Gadot direttamente responsabile di cinquant’anni di tensioni fra Israele ed Egitto, e interpretare le sue frasi in favore della pacifica convivenza fra i popoli alla stregua di messaggi in codice rivolti alle forze militari.
Bisogna inoltre adottare una prospettiva storica di più ampio respiro, che travalichi i limiti imposti dalle periodizzazioni tradizionali e ci consenta di vedere Cleopatra, deceduta nel 30 a.C., come appartenente appieno alla fase di islamizzazione dell’Egitto iniziata sette secoli dopo. E, giacché ci siamo, non bisogna dimenticare che in precedenza Cleopatra era stata interpretata al cinema dalla più grande attrice egiziana della storia: Liz Taylor. Ma soprattutto va riconosciuto che la richiesta di togliere la parte a Gal Gadot si basa su un principio estremamente moderno, quello per cui un ruolo può essere interpretato solo da attori che detengano le caratteristiche specifiche di quel ruolo.
È lo stesso principio utilizzato dai settori più avanzati e illuminati della cultura woke, quello per cui un omosessuale non può essere interpretato da un etero, un transessuale non può essere interpretato da una donna né da un uomo, una donna non può essere interpretata da Dustin Hoffman, un uomo non può essere interpretato da Meryl Streep, un africano non può essere interpretato da un afroamericano, un presbite non può essere interpretato da un miope, una cantante non può essere interpretata da una ballerina, un maratoneta non può essere interpretato da un dilettante, un premio Nobel non può essere interpretato da un premio Oscar, uno statale non può essere interpretato da una partita IVA e così via – per quanto ciò sembri contraddire il senso della recitazione, che consiste nell’interpretare il ruolo di qualcuno che non si è.
Secondo questo criterio, Gal Gadot non è adatta a interpretare Cleopatra, e la parte spetterebbe di diritto a una donna egiziana, di sangue reale, che parli correntemente greco e latino e sia morta da almeno duemila anni. In tutto ciò è rassicurante vedere che le frange più retrive del mondo arabo si stanno alfine evolvendo e hanno smesso di essere intolleranti e basta, scegliendo invece di praticare un’intolleranza politicamente corretta; un’intolleranza alla moda.
Bandiera bianca
La vittoria di Meloni (Simona, non Giorgia) e le parole magiche
Bandiera bianca