Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse 21 Ottobre 2020 

bandiera bianca

Il miglior prof del mondo è italiano. Ma il merito non è della nostra scuola

Antonio Gurrado

Il ministro dell’Istruzione ha patriotticamente esultato per il Global Teacher Award a Daniele Manni. Ma il premio riconosce il merito a un individuo, non a un sistema di cui l'insegnante costituisce l’eccezione

Ieri l’altro era un trafiletto nelle cronache pugliesi, ieri un articolo sui quotidiani nazionali, oggi riscuote il meritato successo sui social e domani chissà, la notizia che per la prima volta un insegnante italiano ha vinto il Global Teacher Award, riconoscimento per il miglior prof del mondo. Congratulazioni a Daniele Manni, dunque, ma un po’ meno congratulazioni alla scuola italiana. Nelle interviste, Manni racconta il metodo innovativo con cui educa gli alunni (robuste sessioni di brainstorming), la concretezza del suo insegnamento (finalizzata a far produrre agli studenti prodotti da lanciare sul mercato), e la propria specificità professionale, dovuta alla provenienza dall’impresa nonché da anni di vita in Canada.

 

Il ministro dell’istruzione ha patriotticamente esultato dichiarando in stampatello che “la didattica italiana continua a distinguersi nel mondo”, quando invece risulta lampante che Manni ha conseguito questo successo mondiale proprio perché è riuscito distinguersi dalla didattica italiana. Un ampio numero dei docenti infatti non ha avuto altre esperienze lavorative se non un usurante precariato dietro la cattedra, e l’estero l’ha visto tutt’al più in gita; buona parte degli esperimenti para-lavorativi cui gli studenti sono stati sottoposti negli ultimi anni è stata per lo più orientata a timide simulazioni d’impresa, quando non ad attività decorative, altro che concretezza e mercato; quanto all’efficacia del metodo d’insegnamento di Manni, sta proprio nell’aver scardinato la molle routine barocca su cui s’impernia la famosa didattica italiana. Checché ne dica il ministro, questo Global Teacher Award è il premio a un individuo, non a un sistema di cui costituisce l’eccezione.

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