bandiera bianca
A essere antirazzisti si rischia di diventare razzisti
Deliri pol. corr.. L'università di Cornell ha cambiato il nome del Dipartimento di letteratura inglese per escludere ogni fraintendimento
Basta poco per essere antirazzisti: la prestigiosa università di Cornell, nello stato di New York, ha appena cambiato il nome del Dipartimento di letteratura inglese in Dipartimento di letterature in inglese. È un modo di superare l’ambiguità fra “inglese” come nazionalità e “inglese” come lingua, così da escludere ogni sottinteso implicante che le letterature delle altre nazioni anglofone siano ancillari rispetto alla letteratura dell’Inghilterra. Ora, per noi italiani il discorso non è facile da cogliere: la trasformazione dei Dipartimenti di letteratura italiana in Dipartimenti di letterature in italiano sarebbe forse un prezzo troppo alto da pagare a una sparuta rappresentanza di scrittori sanmarinesi, vaticani e ticinesi; rischierebbe di risultare patetica.
La letteratura inglese ha invece la caratteristica inversa, ovvero di essere diventata grande proprio per la sua multinazionalità: inglesi, scozzesi, gallesi, irlandesi, statunitensi, caraibici, nigeriani e magari l’occasionale polacco o russo, tipo Konrad o Nabokov, sono stati influenzati dalla lettura di opere in inglese di autori di diversa nazionalità e hanno influenzato la scrittura di opere in inglese di autori di diversa nazionalità.
È la lingua che fa la letteratura; la tela pazientemente intessuta dalla circolazione attraverso i confini di libri scritti nella stessa lingua ha determinato la grandezza di questa letteratura unitaria: uno scrittore canadese o giamaicano può essere influenzato da Milton o da Shakespeare tanto quanto uno scrittore inglese può esserlo da Mark Twain o da Chinua Achebe, e tutti sono affratellati da una lingua comune che sopravviverà alle miserie della geografia e della politica. Declinare la letteratura inglese al plurale significa sminuzzarla, renderla più piccola, suddividerla in compartimenti stagni; e basta poco per risultare razzisti, anche senza volerlo.