Bandiera Bianca

The Crown ha un problema di rappresentazione (direbbero i filosofi)

Antonio Gurrado

Il ministro della cultura britannico ha richiesto a Netflix di apporre un avviso tipo “Questa è fiction”. La confusione fra documento e sceneggiato, fra storia e narrativa ha a che fare con i rapporti promiscui che realtà e immaginazione intrattengono nel nostro cervello. Vale per una serie tv come per il Covid o per l’immigrazione

    I politici inglesi sono preoccupati che il popolo fraintenda “The Crown”. Ad esempio, il ministro della cultura Oliver Dowden ha richiesto che Netflix apponga all’inizio dello sceneggiato un avviso tipo “Il fumo uccide” sui pacchetti delle sigarette; qualcosa insomma che dichiari a caratteri cubitali lampeggianti che “Questa è fiction”, “Questa è fantasia”, “Non è un documentario”, “Non credeteci davvero”. Subito è stato spalleggiato da più voci concordi, non ultima quella di una star della serie, Helena Bonham Carter.

       

        

    Ora, che “The Crown” possa essere scambiata per realtà ha più di un’implicazione. Anzitutto è un plauso alla bravura di chi ci lavora, un po’ come il volatile che si mise a becchettare il leggendario grappolo d’uva dipinto da Zeusi credendo fosse vero. Ma è molto meno lusinghiero per il pubblico: la necessità di un avvertimento del genere (“Attenzione sceneggiato”) implica che gli spettatori non siano in grado di discriminare fra le forme d’arte, e che una fiction fatta con tutti i crismi tecnici della fiction possa essere scambiata da un pubblico bovino per un documentario o per un complesso sistema di telecamere nascoste a Buckingham Palace, ossia per strutture narrative e stilistiche radicalmente diverse. Senza contare che, mi vergogno a scriverlo, attori e personaggi sono persone differenti dotate di caratteristiche differenti (ad esempio: Lady Diana è morta, Emma Corrin no) e che, pertanto, dovrebbe essere piuttosto semplice distinguere i due piani.

        

      

    Temo però che la confusione fra documento e sceneggiato, fra storia e narrativa, si annidi a un livello più profondo e abbia a che fare con i rapporti promiscui che realtà e immaginazione intrattengono nel cervello della gente. È un problema di rappresentazione, direbbero i filosofi: le masse confondono spesso e volentieri i dati di fatto oggettivi con le proprie soggettive interpretazioni del reale o proiezioni fantasiose, non importa quanto assurde o paranoiche o consolatorie, scambiandoli di posto e di peso. Vale per “The Crown” come per il Covid o per l’immigrazione e così via. E siccome ai problemi con la rappresentazione (gnoseologica) corrispondono spesso e volentieri problemi con la rappresentanza (politica), i politici inglesi fanno bene a preoccuparsi.