Il baritono austriaco Adrian Eroed è Shylock, nel Mercante di Venezia andato in scena al Brengenz Festival 2013 (foto: EPA/Dietmar Stiplovsek via Ansa)

bandiera bianca

Il politically correct fa fuori anche Morpurgo

Antonio Gurrado

Così la libera scelta dello scrittore di non includere Il mercante di Venezia in una raccolta di racconti è stata fraintesa con il solito buonismo

È interessante la decisione, da parte di Michael Morpurgo, di non includere “Il mercante di Venezia” in una raccolta di racconti scritti da Shakespeare e adattati per bambini dai sei anni in su. È interessante non per il motivo cui ha alluso il Sunday Times, cioè il timore di risultare antisemita; ma proprio perché, dei tanti motivi ragionevoli che possono aver indotto Morpurgo all’esclusione, automaticamente e quasi istintivamente è stato ritenuto credibile quello legato alle più assurde istanze della correttezza politica.

 

Morpurgo può aver deciso di scartare “Il mercante di Venezia” perché magari lo ritiene desueto rispetto ad altre storie che possono coinvolgere maggiormente i bambini, o perché lo trova troppo crudo per la prima infanzia, o semplicemente perché non gli piace e preferisce altre opere. Del resto, la sua raccolta contiene dieci storie mentre Shakespeare ne ha scritte a bizzeffe, quindi selezionando arbitrariamente Morpurgo ha esercitato in piena coscienza la libertà dello scrittore, che è poi gratta gratta il motivo per cui ci si mette a scrivere, dar briglia sciolta a capricci e idiosincrasie. Invece il mondo politicamente corretto che sta venendo apparecchiato guarda con sospetto alla libertà anche quando è in linea coi propri dettami; in un modo o nell’altro, censurando o elogiando, cerca sempre di ridurre l’attività intellettuale a pura meccanica e la creatività a riflesso condizionato.