Bandiera bianca
La crisi degli adolescenti ci sta sfuggendo di mano
Sul Corriere di Torino è apparsa la storia di un quattordicenne che ha perso ogni voglia di uscire e di andare a scuola. L’anno scorso “aveva tutti sette e otto, ora ha delle insufficienze”, gli rinfacciano mamma e papà. Sarà mica un modo per farlo scappare di casa?
Questa faccenda degli adolescenti in crisi ci sta sfuggendo di mano. Sul dorsetto torinese del Corriere della Sera è apparsa la storia di un quattordicenne (col solito nome di fantasia) al quale, immancabilmente, la didattica a distanza ha spento ogni entusiasmo. I genitori affranti raccontano alla giornalista che ogni giorno il figlio trova una scusa diversa per saltare le lezioni, anche ora che la didattica è in presenza; tutto lo spaventa, teme di venire contagiato ovunque, quindi preferisce restare per fatti propri e non esce mai di casa. Certo, verrebbe da dire che se sta rinchiuso e non va a scuola la colpa non sembra della didattica a distanza bensì del terrorismo psicologico di chi ha fatto passare per mesi l’idea che bastasse uscire di casa per venire inceneriti, e che a scuola il Covid venisse distribuito con le merendine all’intervallo.
Inoltre, chissà quanti sono gli adolescenti in questa situazione, che non hanno più voglia di andare a scuola né di far nient’altro, svuotati e imboscati nella cameretta, pandemia o non pandemia; sarebbero abbastanza da riempire ogni giorno i giornali con le dichiarazioni dei genitori. A meno che quest’intervista, sotto il sottile velo del nome di fantasia, non sia in realtà uno stratagemma machiavellico: scoprendo che mamma e papà hanno occupato in armi un’intera pagina del Corriere per commentare la pagella del figlio, per rinfacciargli che l’anno scorso “aveva tutti sette e otto, ora ha delle insufficienze”, per ricordargli che “in famiglia siamo tutti laureati” quindi “vedere un ragazzo che si sta perdendo in questo modo ci preoccupa tantissimo”, il quattordicenne torinese potrebbe finalmente avvertire l’impulso a uscire di casa. E non tornare mai più.
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