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bandiera bianca

Riviste ai tempi del pol. cor.

Antonio Gurrado

In Gran Bretagna c'è un servizio che porta a domicilio magazine a caso. Chissà se andasse a prenderli dagli anni Ottanta

In Gran Bretagna c’è un servizio che consegna ogni tre mesi, alla vostra porta di casa, un magazine completamente a casaccio, diverso di volta in volta. È un modo per aprire gli orizzonti e lasciarsi sorprendere dal mondo anche in questi cupi tempi di chiusura e diffidenza. Vorrei ci fosse un servizio simile anche in Italia, certo. Per quanto affezionato alla mia bolla di testate autorevoli – secondo una routine che inizia ogni sera leggendo sull’app il Foglio del giorno dopo, prima di mettermi a dormire – non sarebbe male svegliarmi una mattina e trovare ad attendermi “Camion & bus storici”. E, tre mesi dopo, “Unghie”. E poi chissà, “Magazine gatto”, “Cammini”, “Lo strutturista”.

 

Solo vorrei che la casualità non si estendesse orizzontalmente e basta: no, anche verticalmente, indietro nel tempo. Potrei così nutrire la speranza di ricevere prima o poi una qualche rivista di dimenticato edonismo, come ad esempio “Il piacere”: la pubblicava Rusconi negli anni Ottanta e al titolo letterario associava il pragmatico sottotitolo “Come ottenere sempre il meglio dalla vita”. In copertina, va da sé, una donna seminuda ma con le pudende nascoste da un muretto e ai piedi il tacco dodici d’ordinanza; dentro, servizi su manager di successo, investimenti sicuri, alberghi esclusivi. Oggi invece, coi tempi che corrono, con il global warming che è colpa nostra, con la crisi del capitalismo che è colpa nostra, con la pandemia che è colpa nostra, corro il rischio di trovarmi alla porta un qualche magazine chiamato “Espiazione”.

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