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Non c'è (più) posto per i fedeli su Telegram
Le clarisse del monastero di Curtatone hanno dovuto chiudere il loro canale per eccesso di iscritti. Ecco perché la commistione tra Dio e internet non mi ha mai convinto
La commistione fra Dio e internet non mi ha mai convinto ma fino a ieri non capivo il motivo. Credevo fosse perché entrambi sono enti che si pongono come orizzonti assoluti, onnicomprensivi, e due assoluti non possono coesistere; sospettavo fosse perché sono un vecchio barbogio (ormai ho quarant’anni) e il web, dopo avermi irritato in abbondanza, mi ha definitivamente annoiato. Stamane però ho letto un fatterello di cronaca che mi ha chiarito tutto. Le clarisse del monastero di Curtatone hanno dovuto chiudere il proprio canale Telegram per eccesso di iscritti. Ragionevolmente convinte che la rete (metaforicamente intesa) fosse un modo come un altro per farsi pescatori di anime, avevano iniziato a diffondere via chat preghiere e brani del Vangelo, estendendo il gruppo fino alla cifra monstre di seimila utenti. I quali però, a furia di commentare, hanno reso insostenibile la gestione del canale, prontamente chiuso. Ora i seimila iscritti, se vorranno aggiungere postille migliorative alle preghiere o esprimere la propria esegesi personale del Vangelo, dovranno farlo recandosi in chiesa, alzando la manina e trovando il coraggio di dire davanti all’assemblea ciò che in chat veniva naturale. Se lo faranno davvero, vuol dire che internet arreca danni irreversibili alla religione. Se invece taceranno, colti da timore e tremore, vuol dire che su internet Dio dà troppa confidenza.
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