BANDIERA BIANCA
Se un rapper e un vescovo si assomigliano più di quanto vogliamo ammettere
Fa leva sulle anime semplici, ha trasformato la sua identità in un brand, si esprime su tutto ciò che ritiene moralmente giusto o sbagliato. Ma siamo di fronte a San Pietro o al Bosco Verticale?
Il nostro è uno Stato laico, su questo non ci piove.
Bisogna tuttavia porsi il problema di un’autorità spirituale che fa aggio su caterve di seguaci; che ha un’immensa capacità di far presa sulle anime più semplici, inducendole a riflettere e talvolta a sovraeccitarsi; che dispone di un’attenzione mediatica spropositata; che non si fa scrupolo di indossare paramenti talora complicatissimi e dotati di simbologie che potrebbero sfuggire ai non adepti; che ha saputo superare indenne polemiche per azioni poco commendevoli agli occhi dell’opinione pubblica; che ha insistito molto su un radicale superamento di lessici e termini che ha voluto consegnare al proprio passato; che si esprime per argomentazioni talora facilmente riducibili a slogan atti a venire bovinamente ribaditi dalle masse; che è celebre per ciò che è più che per ciò che fa; che ha finito per trasformare la propria identità in un vero e proprio marchio; che magari non navigherà nell’oro come sussurrano i maligni ma di sicuro non vive nell’indigenza come potrebbero auspicare gli ingenui; che presenta un modello archetipo di paternità benevola benché muscolare, affiancata a un ideale di maternità idealizzata; che su qualsiasi argomento sembra avere da dire ci che ritiene giusto e ciò che reputa moralmente sbagliato.
Insomma, prima o poi bisogna porsi la questione del libero Fedez in libero Stato.