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Le campagne vaccinali erano più evolute nel 1800
Stiamo qui a discutere di obbligo. Ma con mezzi molto più scarsi c'è chi come il medico Javier De Balmis riuscì a vaccinare trecentomila persone dalle Canarie alle Filippine. Senza frigoriferi
Altro che obbligo vaccinale, sentite qua: una mostra all’Archivio General de Indias di Siviglia espone materiale relativo alla spedizione intrapresa nel 1803 da Francisco Javier de Balmis per vaccinare contro il vaiolo gli abitanti delle colonie spagnole. Dovendo viaggiare in nave per settimane senza però disporre di refrigeratori che prolungassero la durata del vaccino in vitro, Balmis imbarcò ventidue bambini e, inoculandolo a turno in due di loro ogni dieci giorni, si garantì una riserva che consentì di vaccinare circa trecentomila persone dalle Canarie alle Filippine. Ma era, appunto, il 1803.
Nel 2021 siamo più evoluti e, anziché ricorrere all’espediente dei bambini-frigorifero, ci saremmo regolati così: avremmo aperto un dibattito riguardo all’inoculazione su minori, avremmo sentito il parere di virologi, politici, cantanti e soubrette, avremmo aggiornato a data da destinarsi la riunione del Comitato tecnico-scientifico, avremmo comparato sui social i dati reali con quelli immaginari, avremmo letto accorati appelli di filosofi teoretici e mamme preoccupate, avremmo organizzato manifestazioni di piazza non autorizzate e infine optato per una sana via di mezzo all’italiana. Nel frattempo la nave sarebbe arrivata a destinazione, la libertà vaccinale dei ventidue bambini sarebbe stata salva e le trecentomila persone sarebbero morte.
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