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"Klara e il sole", una distopia ribaltata
Il romanzo di Kazuo Ishiguro parla di un futuro non tanto lontano, in cui è l'intelligenza artificiale ad avere paura dell'uomo
Sarà il romanzo più bello che leggerete quest’estate, se non l’avete già fatto, “Klara e il sole” di Kazuo Ishiguro (Einaudi); tanto più ora che è candidato a un Booker Prize forse già senza rivali. Ma non lasciatevi ingannare dalla tentazione di semplificare la trama e di ridurre questa storia di una AF, una sofisticatissima amica robotica per bambini soli, a distopia sull’intelligenza artificiale. L’ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams (nel frattempo giurato del premio letterario) ha sottolineato come si tratti in realtà di “un romanzo sul potere, sulla natura dell’individualità, sulla libertà e sull’amore”. Verissimo; aggiungo anzi qualcosa che forse un arcivescovo non può dire espressamente: è un romanzo su quanto malvagi siano i ragazzini. Capricciosi, egoisti, infidi, volubili, classisti e a gratuitamente violenti (alcuni vogliono giocare a lanciare l’amica artificiale da un capo all’altro della stanza). Per non parlare degli adulti, che fanno cose ancora più orribili e non sorprende: in fondo, gli adulti sono ragazzini con più esperienza e più potere. “Klara è il sole” è un romanzo distopico su un futuro non tanto lontano, in cui l’intelligenza artificiale dovrà avere paura di noi.
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