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L'epoca dell'archeologia genderfluid
Il ritrovamento di un finlandese non binario risalente a mille anni fa, secondo uno studio pubblicato a Cambridge ribalterebbe le prospettive riguardo all'identità di genere. Più che altro dice qualcosa dello spirito del nostro tempo
È stato rinvenuto un finlandese non binario in una tomba che risale a circa mille anni fa: secondo uno studio pubblicato a Cambridge la scoperta ribalterebbe le prospettive riguardo all’identità di genere nella storia dell’occidente. La tomba in realtà era già stata trovata nel 1968 e non aveva ribaltato nulla. Il caso che contenesse i resti di un essere umano, di abiti femminili ma anche di spade tipicamente maschili, era stato per cinquant’anni interpretato come testimonianza di come anche le donne potessero accedere a ruoli di potere perfino nella cultura nordica medievale. Ma questo nuovo studio protesta perché la vecchia interpretazione era condizionata dalla cornice culturale in cui erano imprigionati gli studiosi: uno schema mentale tipicamente binario, per cui tutto ciò che non è maschile è femminile e viceversa.
Dopo rinnovati esami del DNA che non hanno fornito risultati univoci, i nuovi studiosi hanno puntellato dati traballanti con solide congetture inferendo che, di là dai dati cromosomici e indipendentemente dal sesso, la vera questione fosse in quale genere si identificasse il soggetto. Ne hanno dedotto che questo finlandese seppellito mille anni fa, e di cui restano solo frammenti dei femori, si dichiarava orgogliosamente non binario. È il bello dell’archeologia genderfluid: dopo aver rinfacciato ai predecessori di essere rimasti vittima dello spirito del loro tempo, si consegna mani e piedi allo spirito del nostro.
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