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"Gratta e perdi": l'epopea del tabaccaio fuggitivo se fosse un film
La storia del biglietto da cinquecentomila euro e quello che ha generato dimostra che in tutti i giochi d'azzardo l'unico a vincere è il banco
Quando diventerà un film d’avventura all’italiana, la storia del tabaccaio fuggitivo e della vecchina turlupinata dovrebbe intitolarsi “Gratta e perdi”. Nel giro di poche righe di cronaca, infatti, il fatale tagliando si è rivelato disgrazia universale. Se sei il tabaccaio, infatti, perdi il diritto di andare alle Canarie quando ti pare, di non veder pubblicato il tuo nome e la tua foto sui giornali, di essere creduto quando dici che una qualsiasi cosa è tua. Se sei la moglie del tabaccaio, titolare della tabaccheria, perdi la licenza a seguito dell’episodio e con essa la fiducia nel marito. Se sei il coscienzioso dipendente che ha mostrato il biglietto al tabaccaio scatenando tutto il bailamme, a seguito di una catena di concause derivate dalla tua scelta corretta e prudente, finisci magari per perdere il lavoro. Se sei la vecchina perdi materialmente il biglietto, perdi virtualmente i cinquecentomila mai intascati, ma soprattutto perdi anche un bel po’ di soldi che se ne andranno in cause inutili per dimostrare l’indimostrabile, ossia che il biglietto era tuo. Ti va bene solo se sei il gestore della riffa: se il biglietto è davvero della vecchina non lo paghi perché non lo possiede, se il biglietto è davvero del tabaccaio non lo paghi perché è accusato di averlo sottratto con la frode, risparmi cinquecentomila euro dal montepremi e per sicurezza blocchi i pagamenti di tutti i biglietti dello stesso lotto. Come in tutti i giochi d’azzardo, alla fine vince sempre il banco.
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