Bandiera bianca
Troppa intelligenza (artificiale) ammazza la cultura
Grazie alla tecnologia sarà possibile verificare l'attribuzione delle opere in maniera scientifica senza ricorrere al parere di esperti, che lavorano dietro interesse privato, spinta emotiva e soggettività umana. Esattamente le caratteristiche che costituiscono il motore dell'arte
Fossi costretto su due piedi a spiegare cos’è l’intelligenza e cosa la cultura, andrei un po’ in crisi ma me la caverei così: l’intelligenza è una facoltà combinatoria, che in maniera più o meno consapevole ed efficace pratica un calcolo razionale; la cultura è una sensibilità che si acquisisce con l’accumulo di esperienza ma non coincide con la somma delle nozioni, piuttosto con una capacità di riorganizzarle originalmente.
Detto questo, dalla National Gallery arriva la notizia che l’intelligenza artificiale, grazie a un innovativo marchingegno, ha stabilito che al 91 per cento il “Sansone e Dalila” attribuito a Rubens non è autentico. Lo ha fatto paragonando i dettagli di centoquarantotto quadri sicuramente opera di Rubens e confrontandoli col dipinto in questione. Va notato che la veduta di Het Steen, ritenuta di attribuzione incontrovertibile, è risultata originale al 98,76 per cento, quindi la grande notizia è che all’1,24 per centosi tratta di una crosta.
Parte del mondo dell’arte esulta poiché l’intelligenza artificiale dischiude così un’epoca in cui le attribuzioni controverse saranno risolte scientificamente e non col parere di esperti, che operano dietro interesse privato, spinta emotiva e soggettività umana. Tre caratteristiche però che costituiscono il motore della cultura, garantiscono il progresso e impediscono che la conoscenza dell’arte diventi asettica e noiosa. E se dell’intelligenza artificiale c’è sempre da fidarsi, della cultura artificiale decisamente meno.